Tiriamo le somme

Dare una valutazione al mercato del Milan senza tenere conto che, fino a un mese fa, il mercato non sapevamo nemmeno se lo avremmo potuto fare sarebbe ingeneroso. In tre settimane di lavoro effettivo il Milan non si è indebolito ed è riuscito a risolvere alcuni dei problemi che c’erano nella rosa dell’anno scorso, a cominciare dal più opprimente: si faceva una gran fatica a buttarla dentro, e abbiamo messo nel motore l’uomo che negli ultimi cinque anni l’ha buttata dentro più di tutti gli altri in Serie A. Castillejo e Bakayoko sono alternative in ruoli nei quali l’anno scorso di alternative ce n’erano poche e di solito erano rappresentate da giocatori adattati, Laxalt è un jolly che può coprire tutta la fascia di sinistra del campo, di Caldara abbiamo parlato in lungo e in largo.

Ma ci sono anche le note negative. Noi francamente qualcosa a centrocampo ce la aspettavamo; non necessariamente il botto da 100 milioni, ma qualcosa sì, perchè lì la coperta è davvero cortissima. Biglia, Kessie e Bakayoko sono sulla carta i tre titolari, la prima alternativa è Bertolacci che ci auguriamo possa fare una buona stagione ma che negli ultimi anni ci sembra si sia un po’ perso per strada, e le altre due alternative praticamente non esistono, perchè Josè Mauri e Montolivo sono fuori dai piani di Gattuso. Poi bisogna cominciare ad adattare giocatori, da Bonaventura a Calhanoglu. Non benissimo. Anche la scelta di partire solo con due punte ci sembra rischiosa, prima di tutto perchè fa affidamento sull’ipotesi che Cutrone si possa confermare sui livelli dell’anno scorso – glielo auguriamo, e ce lo auguriamo, ma un calciatore giovane è nell’ordine delle cose che alterni periodi positivi e periodi negativi, e non mettere in conto che quest’anno possa anche fare un po’ più di fatica sarebbe un azzardo -, e poi perchè, comunque, si regge su un equilibrio delicato che vede (immaginiamo, senza voler togliere il lavoro a Gattuso) da qui a dicembre Higuain utilizzato più spesso in campionato e Cutrone raccogliere più presenze in Europa League. Tutto bene, sulla carta, ma attenzione a due particolari: il primo è che quest’anno non saremo teste di serie al sorteggio di coppa, quindi il girone potrebbe essere più complicato dell’anno scorso e il turn-over bisognerà dosarlo bene, e il secondo è il solito temutissimo raffreddore che incombe, e che potrebbe in qualsiasi momento scombinare i piani.

Ultimo appunto sulla questione portieri: ci aspettavamo che la situazione si risolvesse in un modo o nell’altro, invece ci presentiamo al via, di fatto, con due portieri titolari. In genere non è una cosa che ci piace: giusto avere un secondo che sia un portiere e non un citofono, ma il portiere è un ruolo in cui ci deve essere un numero uno e un numero dodici, perchè il portiere non fa turn-over, deve entrare in sintonia con la difesa, deve dare sicurezza ai difensori e i difensori devono sentirsi sicuri della presenza del portiere alle loro spalle. Giocare con il fantasma del sostituto sulla spalla, sempre pronto a subentrare al primo errore, è la condizione peggiore nella quale può trovarsi un portiere perchè toglie serenità a lui e, di conseguenza, ai difensori che giocano sapendo di avere alle spalle un portiere poco sereno. Posto che il pasticcio ormai è stato fatto, e che Leonardo e Maldini se lo sono ritrovati in casa, ci auguriamo almeno che Gattuso faccia un scelta precisa, secondo i criteri che ritiene più opportuni, e metta bene in chiaro fin da subito chi è il titolare e chi è la riserva, e che così si vada avanti senza riaprire il dibattito ad ogni gol subito, perchè se cominciamo a dire che ci sono due titolari e che il posto se lo giocano, nel ruolo del portiere, è la fine.